L’astrologia, per chi la ama, è un fantastico strumento di conoscenza e di indagine della realtà. Quando mi sono avvicinata, adolescente, a questa disciplina, ero alla ricerca di un metodo che mi permettesse di conoscere prima di tutto me stessa e in seconda istanza gli altri; poi è venuto anche l’interesse per come gli astri influenzano la società, gli eventi storici e tutto il resto.
Conoscere se stessi, capire i motivi per cui ci si comporta in un certo modo, o si reagisce in modo compulsivo a certe situazioni sono alcuni dei motivi che stimolano le persone a chiedere un consulto. Ma la motivazione principe che spinge le persone a chiedermi un appuntamento è sapere “cosa succederà” (in amore, sul lavoro, con i soldi).
Mi è sempre piaciuto paragonare le previsioni astrologiche a quelle meteorologiche: si può capire in quale corrente siamo immersi, in quale direzione ci spingono le nostre energie vitali. Le correnti del meteo possono essere paragonate ai movimenti planetari, e gli effetti dei fenomeni meterologici sul territorio a quelli dei transiti dei pianeti sul tema natale. Così come il meteorologo non sempre “azzecca” come sarà effettivamente il tempo, anche l’astrologo non può trarre “predizioni”, ma al limite presagire come possono svilupparsi le situazioni nei vari ambiti dell’esistenza.
Le persone che vengono da me vogliono rassicurazioni. Vogliono calmare l’ansia per il futuro.
Ma quando non è possibile fornire tali rassicurazioni?
Mi sono ritrovata spesso a ripetere che il valore della previsione astrologica quando non si è in grado di dare “buone notizie” sta nel poter dire che una data situazione di disagio avrà immancabilmente una fine, e nel poter indicare una finestra temporale: poiché quando si sta male si ha la sensazione di non essere in grado di farcela, la rassicurazione che tutto questo finirà, dà spesso la forza di resistere e di preparare la svolta futura.
L’atteggiamento talvolta “assecondante” da parte del consultante nel realizzare la previsione assegna grande responsabilità all’astrologo, e introduce nella relazione tra i due una questione etica di primaria importanza. Le scelte del consultante, infatti, possono essere fortemente influenzate da come l’astrologo interpreta la situazione astrale.
Una mia illustre collega ritiene che l’astrologo dovrebbe essere un “motivatore” e incoraggiare il cliente ad avere fiducia nella buona risoluzione delle cose al di là dei transiti oggettivamente conflittuali. Tuttavia, alcuni consultanti desiderano invece sapere se li aspetta un periodo difficile, proprio per prepararsi psicologicamente e magari premunirsi in qualche modo. Questo è effettivamente l’atteggiamento più produttivo ed efficace in astrologia.
Talvolta invece mi si chiede se una certa cosa andrà in porto e, quando la situazione astrale si rivela incerta se non addirittura negativa, mi chiedo se il mio responso non possa suonare come una “condanna” e predisporre il consultante a farla diventare una profezia che si autoadempie. La cautela è d’obbligo. Quando mi raccontano di astrologhe o astrologi “terroristi”, che annunciano con certezza disastri, malattie gravissime, morti e incidenti, mi si drizzano i capelli in testa. Fortunatamente, queste previsioni catastrofiche spesso non si avverano affatto.
Ho sempre lamentato il fatto che l’astrologia sia una disciplina mentale, che coinvolge solo l’intelletto e non il corpo. Per ovviare a tale limite, anni fa avevo provato a organizzare insieme a un’amica danzaterapeuta e analista junghiana una serie di seminari di astrodanza. Univamo l’interpretazione zodiacale a una sua possibile espressione grazie al corpo e al suo movimento nello spazio. In realtà, come ho subito capito, danza e astrologia hanno due pubblici piuttosto diversi e, a parte qualche raro caso, è difficile farli incontrare.
Tuttavia, non ho mai perso la speranza; negli anni ho continuato a fare esperienze e ad approfondire percorsi alternativi.
Soprattutto, mi premeva di poter dare ai miei consultanti uno strumento che andasse al di là della mera rassicurazione, del conforto umano, dell’incoraggiamento, qualcosa che potesse essere d’aiuto quando le tensioni astrali sono all’apice.
Ora, posso dire di aver trovato uno strumento all’altezza di tali aspettative, un metodo che unisce la saggezza della medicina tradizionale cinese a quella della psicologia occidentale: l’EFT (Emotional Freedom Technique). Questo metodo consiste nel manipolare picchiettando alcuni agopunti posti sui principali meridiani energetici del corpo, mentre nel contempo si verbalizzano le problematiche che ci affliggono, dapprima accettandole per poi essere in grado di trasformarle.
Sono molto felice di poter ora inserire questo metodo nel mio lavoro con i consultanti.
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